Percorsi di ascolto – 7 – Gioachino Rossini: Petite Messe solennelle

Gioachino Rossini (1792–1868): Petite messe solennelle — per soli, coro, pianoforte e armonio (1863)

La Petite Messe solennelle ha visto la prima esecuzione il 13 marzo 1864 in una cappella privata della Contessa Louise Pillet Will, a Parigi. La vasta composizione non è destinata ad un uso liturgico ma ad un ambiente più intimo e domestico.

Ritratto di Gioachino Rossini
Nell’autografo della partitura il compositore, utilizzando un gioco di parole sull’aggettivo ‹sacrée›, scrisse: «Buon Dio, eccola terminata questa povera piccola messa. Ho composto della musica sacra (musique sacrée) o della ‘dannata musica’ (sacrée musique)? Ero nato per l’opera buffa, e Tu lo sai bene! Poca scienza, un po’ di cuore, e questo è tutto. Sii dunque benedetto e accordami il Paradiso!».

Al termine della dedica in calce alla Messa, Rossini, rivolgendosi a Dio, considera tale lavoro «l’ultimo peccato mortale della mia vecchiaia».

La Messa presenta diversi elementi di originalità, a partire innanzitutto dalla denominazione «Petite» accanto a «Solennelle», «Piccola, ma non breve» (dura infatti poco meno di 90 minuti), come una messa solenne.
Poi l’organico alquanto inusuale: 4 solisti, coro, due pianoforti e armonio.

L’armonio era a quell’epoca uno strumento molto diffuso nelle case, accanto o al posto del pianoforte, nelle chiese, come sostituto dell’organo.

La Messa è divisa in 14 numeri, come il numero prediletto da Bach, che ne costituisce anzi la sua firma, data dalla somma delle lettere del proprio cognome all’interno dell’alfabeto B.A.C.H.= 2+1+3+8 = 14 appunto…)

Rossini è sempre stato un grande estimatore di Bach, al punto di essere fra i primi sottoscrittori dell’edizione completa delle sue opere. Nella Messa emerge la capacità di Rossini di fare propri tutti gli stili, quasi a dimostrare di essere diventato sapiente, a dispetto della sua fama di compositore di opere buffe: ecco, allora, scrivere brani in stile rinascimentale (il Christe a cappella), citare Bach («Il preludio religioso»), comporre fughe («Cum sancto spiritu» e «Et vitam venturi saeculi»), arie solistiche, duetti, terzetti, cori, il tutto incorniciato dalla bellezza del Kyrie di apertura e dallo stupendo Agnus Dei conclusivo, intriso di intima dolcezza e slanci.

«Ero nato per l’opera buffa, e Tu lo sai bene! Poca scienza, un po’ di cuore, e questo è tutto. Sii dunque benedetto e accordami il Paradiso!»

Per la odierna proposta di ascolto, abbiamo selezionato alcuni brani tratti dal Concerto del 1 dicembre 2018 nella Basilica di San Nicolò di Lecco nell’interpretazione dell’Accademia corale di Lecco nella versione con un solo pianoforte. Si tratta della prima impegnativa fuga, «Cum sancto spiritu» dal Gloria, l’inizio del «Credo», in alternatim coro-solisti, la seconda fuga «Et vitam venturi saeculi» che chiude la professione di fede. Nelle due fughe Rossini ha riversato tutta la sua perizia di conoscitore del contrappunto; il coro dipana incessantemente il testo scambiandolo continuamente fra le 4 voci mediante temi dal forte slancio melodico e ritmico, in cui non c’è un attimo di respiro. La tensione emotiva si mantiene costante fino gli ultimi accordi pianistici. Sono due brani assai coinvolgenti per il coro, chiamato ad una massima concentrazione tecnico-emotiva che consente di apprezzare tutta la bellezza di queste due pagine.

Il quarto estratto è lo stupendo «Agnus Dei» che chiude la Messa.

È sicuramente la pagina più ispirata dell’intera composizione. Si ascolti la mirabile bellezza degli interventi del contralto, seguiti dai «Dona nobis pacem» del coro cantati a fil di labbra. La terza enunciazione dell’Agnus Dei sfocia, rispetto alle prime due, in un fortissimo liberatorio in cui contralto e coro si riuniscono aprendosi alla tonalità maggiore. Il ritorno all’esposizione iniziale dell’Agnus Dei, in minore e pianissimo, farebbe presagire una conclusione intimistica, sussurrata, ma Rossini, con un vero e proprio «coup de theatre» decide di chiudere la Messa con un ultimo improvviso accordo maggiore fortissimo di pianoforte e armonio.

Come risultano appropriate, dunque, le parole di Rossini sopra menzionate, al termine di questo suo ultimo capolavoro: «Ero nato per l’opera buffa, e Tu lo sai bene! Poca scienza, un po’ di cuore, e questo è tutto. Sii dunque benedetto e accordami il Paradiso!».

Non male, per essere «l’ultimo peccato mortale della mia vecchiaia»!

Buon ascolto (e visione)

Gli interpreti:
Giada Gallone — soprano
Marta Fumagalli —contralto
Sebastian Ferrada — tenore
Dante Roberto Muro —basso

Maurizio Fasoli — pianoforte
Massimo Borassi — armonio

Accademia Corale di Lecco

Antonio Scaioli — Direttore

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.