Percorsi di ascolto – 8 – Alessandro Scarlatti: Salve Regina
Alessandro Scarlatti (1660-1725): Salve Regina per SATB, 2 violini e b.c
Dai “Concerti sacri”, mottetti a una, due, tre e quattro voci con violini e Salve Regina a 4 voci e Violini del Sig. Scarlatti/Opera Seconda.
Tale raccolta, pubblicata nel 1770, fu l’unica che venne stampata, vivente l’autore, e comprende 10 mottetti. La Salve Regina chiude questo ciclo ed infatti presenta l’organico più grande, 4 voci, due violini e basso continuo (realizzato dal violoncello e dall’organo).
Scarlatti adotta uno stile che getta un ponte tra l’Italia del XVII secolo e lo stile cosmopolita dei compositori viennesi del XVIII secolo.
In questa composizione, di rara esecuzione, Scarlatti adotta uno stile che da un lato richiama i grandi polifonisti rinascimentali, e in particolare “lo stile sodo alla Palestrina”, come egli stesso ebbe a dire, inserendolo però nel linguaggio armonico del suo tempo, gettando un ponte fra l’Italia del sec. XVII e lo stile cosmopolita dei compositori viennesi del XVIII secolo (Haydn e Mozart in primis).
Dove riconosciamo tali caratteristiche ascoltando questa bella Salve Regina?

Innanzitutto l’incipit a note lunghe proposto dal primo violino all’esordio non è altro che l’intonazione gregoriana della Salve Regina, attribuita a Hermannus Contractus (1013-1054), che costituirà un vero e proprio cantus firmus che farà da collante all’intera composizione, e facilmente riconoscibile perché intonato sempre con le parole “Salve Regina”, affidato a turno alle 4 voci del coro oltre che richiamato a tratti anche dai due violini. Questo motivo-parola ne viene circondato da un altro più dinamico e caratterizzato da lunghi melismi, cifra stilistica barocca, che subito ci immergono nella commistione di stili di cui sopra. Inoltre vi è la presenza costante del contrappunto, ora proposto come gioco di imitazione fra le voci, ora invece impostato in maniera più rigorosa, “alla Palestrina”, appunto. Gli episodi che presentano questo tipo di scrittura vengono fatti eseguire, per scelta del Direttore, da un quartetto vocale, che contribuisce a creare un’alternanza di piani sonori che fanno da contraltare all’omogeneità di scrittura che ci accompagnerà per tutto il brano.
Vorrei richiamare all’attenzione durante l’ascolto alcune situazioni che potremmo definire “madrigalismi”, cioè quei momenti in cui la musica vuole descrivere e disegnare la parola del testo mediante procedimenti ora ritmici, ora armonici, ora melodici.
Gli episodi con una scrittura “alla Palestrina” vengono fatti eseguire, per scelta del direttore, da un quartetto vocale.
Alle parole “Ad te clamamus” Scarlatti divide il coro in due semi-cori, quello femminile e quello maschile, che si rispondono cantando una sorta di breve trillo. Anche i due violini partecipano al richiamo scambiandosi in rapida successione un motivo a note ribattute.
Subito segue la parola “exules filii Hevae” ( esuli figli di Eva), molto ben sottolineato dall’improvviso cambio di armonia, passando da un accordo maggiore al suo omonimo minore, cantato con un “piano” improvviso dopo il forte slanciato dell’episodio precedente. Qui per un attimo Scarlatti abbandona il contrappunto e ci fa assaporare un colore armonico che non si era ancora udito dall’inizio del brano.
Altro episodio in cui è evidente un madrigalismo lo si ha poco dopo, quando si canta “ad te suspiramus”, ottenuto, interrompendo con brevi pause (sarebbe meglio dire sospiri) l’incedere ascendente del vocalizzo. Siamo nel fulcro espressivo e più intenso della Salve Regina: stiamo soffrendo e gemendo in una valle di lacrime. È uno stato d’animo che ci turba, che ci destabilizza. Cosa meglio del cromatismo per descrivere in musica tutto ciò?
Dopo tale intenso episodio, l’antifona mariana si avvia al suo epilogo, ripercorrendo il clima espressivo dell’inizio con il fitto dialogo fra tutti gli attori della sacra rappresentazione, concludendo, come di prassi, su un accordo maggiore foriero di speranza. Ne abbiamo molto bisogno, in questo particolare momento della nostra esistenza. La musica ci regala per mano di Alessandro Scarlatti queste occasioni di ascolto che ci invitano a chiudere gli occhi e a lasciarci guidare unicamente dalla magia dei suoni e delle voci.
L’esecuzione proposta è dell’Accademia corale di Lecco, nello stesso concerto di San Nicolò del 6 dicembre 2003 in cui è stata proposta la cantata di Schütz “Feget den alten”, già illustrata e presentata in una precedente “Proposta di ascolto”.
Gli interpreti sono:
Antonio Mastalli e Chiara Del Turco – violini
Guido Parma – violoncello
Francesco Catena – organo
Accademia corale di Lecco
Antonio Scaioli – direttore
Buon ascolto!
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