REQUIEM – Wolfgang Amadeus Mozart
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
REQUIEM
in re minore per soli, coro e orchestra – KV 626
Venerdì 5 aprile 2013 – ore 21
Basilica di San Nicolò – Lecco
IL SUBLIME INCOMPIUTO
Il Requiem in re minore per soli, coro e orchestra KV 626 rappresenta senza dubbio, insieme alla Messa in si minore di Bach, la Missa Solemnis di Beethoven, il Deutsches Requiem di Brahms, uno dei capisaldi della letteratura musicale di tutti i tempi, sicuramente una delle composizioni più celebri ed eseguite.
Il Requiem mozartiano, in particolare, porta con sé quell’aura di mistero che ancora oggi continua a far versare fiumi di inchiostro a studiosi, musicologi e non solo.
E’ ormai noto a tutti che la partitura è rimasta incompiuta per la prematura morte del compositore salisburghese, avvenuta il 5 dicembre 1791. La versione universalmente eseguita è quella completata da Franz Xavier Sṻssmayr, allievo allora venticinquenne, che ha completato l’orchestrazione dell’Introito e del Kyrie, oltre che dei restanti brani di cui Mozart aveva scritto la parte corale, lasciando degli abbozzi per la parte orchestrale.
Il Sanctus, il Benedictus e l’Agnus Dei sono stati interamente composti da Sṻssmayr, che ha voluto però riproporre, per il Lux aeterna finale, l’identico materiale tematico della doppia fuga del Kyrie, ma sulle parole “cum Sanctis tuis in aeternum”.
Sarebbe troppo lungo in questa sede soffermarsi in maniera particolareggiata sull’intricata ricostruzione storica di tutta la composizione, con aneddoti più o meno romanzati che tanto hanno appassionato e continuano ad appassionare molta critica musicale e riproposizioni cinematografiche sicuramente suggestive, ma che rischiano di distogliere dalla vera essenza di questo capolavoro.
Scrive Ernesto Napolitano nel suo “Mozart. Verso il Requiem”:
“Col Requiem di Mozart diventiamo coscienti che un requiem non è soltanto l’occasione di un confronto con Dio; non è musica religiosa da confrontare a un Vespro, a una Messa, a un mottetto come l’Ave verum. Da questo momento la sua specificità si definisce, in un genere sacro in cui non solo Dio ma anche la morte diventa protagonista. Non la morte dell’opera (…) ma quella che nessun sublime potrebbe esaltare, il sapere antitetico ad ogni aspirazione a vivere felici…
Al contrario di ciò che avviene nel Requiem di Verdi, in quello di Mozart l’accento non cade sul dopo la morte, non sull’oscuro aldilà, ma sul prima. La morte del Requiem è questo ‘prima’; non lo scandalo di una dannazione eterna, ma ciò che rende illusoria la promessa di una vita felice.
In una lettera del 7 luglio del 1791 Mozart così scriveva alla moglie Constanze: “ Non so spiegarti la mia sensazione, è un certo vuoto – che mi fa male davvero – un certo desiderio che non si appaga mai, e quindi non cessa mai – dura sempre, anzi cresce di giorno in giorno”. E dieci mesi prima: “Se la gente potesse leggere nel mio cuore, dovrei quasi vergognarmi – per me tutto è freddo – ghiacciato”.
L’esecuzione di questo capolavoro rappresenta senza dubbio per l’Accademia corale di Lecco una tappa significativa nei suoi ormai 65 anni di vita. Esserne protagonista insieme ad un’altra realtà cittadina, l’Orchestra Sinfonica di Lecco, segna una data importante per la crescita musicale della città.
Ringraziando tutti coloro che ci hanno consentito di realizzare questo evento, ci accingiamo a vivere con grande emozione e rispetto questa impegnativa partitura che arriva dritta al cuore dell’ascoltatore, grazie soprattutto alla profondità del pensiero musicale che pervade l’intero Requiem, a partire dall’attacco iniziale dell’Introito, di una devastante bellezza, che non ci abbandonerà più fino all’accordo vuoto finale, in forte, con il quale si chiude l’ultimo, incompiuto, sublime lascito del genio salisburghese.
Antonio Scaioli
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