Percorsi di ascolto – 3 – Krzysztof Penderecki: Agnus Dei per coro a 8 voci
Dall’uomo a Dio— Un’ascesa verso l’infinito
Krzysztof Penderecki: Agnus Dei per coro a 8 voci (SSAATTBB) — 1981
Il 20 marzo scorso moriva Krzysztof Penderecki all’età di 87 anni (era nato nel 1933).
Il compositore polacco è da considerarsi senza dubbio una delle personalità più importanti della musica contemporanea. È stato attivo anche come direttore d’orchestra. Fra le innumerevoli composizioni del suo catalogo, che spazia dall’opera lirica alle composizioni per strumento solista, spiccano in particolare la produzione sinfonica e soprattutto quella corale, sia a cappella che con orchestra.
La proposta di ascolto di questa settimana è l’Agnus Dei per coro a cappella a 8 voci. Questo brano, scritto nel 1981 «in memoriam Kardinal Stefan Wyszynski», è stato inserito nel Polish Requiem per soli, coro e orchestra composto nel quadriennio 1980/84. Penderecki sceglie di affidare alle sole voci l’Agnus Dei, che costituisce il 12°dei 16 brani del Requiem Polacco. Ne nasce così una musica di grande e drammatica suggestione, che ti cattura immediatamente fin dalla prima intonazione di «Agnus Dei» proposto dai soprani sui primi tre gradi discendenti della scala minore, subito ripetuta dal coro femminile questa volta in moto ascendente, quasi che l’invocazione, partita dall’intimo dell’animo umano, tentasse di salire subito verso il cielo abitato dall’Agnello di Dio. Non si può rimanere indifferenti di fronte ad un simile incipit. È una preghiera che nasce dalla penna di un uomo dalla grande fede.
Il compositore polacco ci regala una pagina di una stupefacente bellezza, che penetra nel profondo del nostro cuore.
Sono sostanzialmente due gli elementi musicali che catturano la nostra attenzione: il procedere delle voci per gradi congiunti e per accumulo e il cromatismo, cioè i movimenti di semitono sia ascendenti che discendenti, che provocano un inevitabile sconquasso del nostro animo. Risulteranno evidenti all’ascolto le tre ripetizioni del testo sacro latino: Agnus Dei qui tollis peccata mundi dona eis requiem. La prima sezione raggiunge il culmine alla parola «mundi» su cui si sentirà chiaramente un accordo minore cantato in fortissimo da tutto il coro. Penderecki molto significativamente musica la parola «peccata» con il cromatismo che provocano dissonanze, perché i peccati imbruttiscono l’uomo, gli fanno perdere la retta via, destabilizzano la nostra vita. Da qui si ridiscende verso il pianissimo.
La seconda ripetizione del testo è di una drammaticità che fa quasi paura. Tutte le voci verranno trascinate a forza verso la regione acuta della loro estensione, sempre più forte fino quasi a gridare (lo prescrive il compositore in partitura) sulla parola «peccata» distribuita su un accordo di ben 20 suoni. È l’umanità intera ad essere qui rappresentata. Una lunga pausa di silenzio, in cui però risuona tutto il dramma raggiunto, separa l’inizio della terza enunciazione. Questa è cantata con animo pacificato. Sono le sole voci maschili ad introdurci nel nuovo clima, in pianissimo e con piccolissime oscillazioni melodiche. Il semitono questa volta trasmette al nostro orecchio un senso di assoluta pace, che l’entrata progressiva delle voci femminili contribuiscono a rafforzare.
È l’umanità intera ad essere rappresentata
Efficacissima la conclusione del brano su un accordo cosiddetto «vuoto», mancante cioè della terza che ci dice se è maggiore o minore. Ciò conferisce a questo accordo un senso di assoluta pace, scevro da ogni benché minima tensione.
Al termine di questo brano e della sua splendida esecuzione non possiamo uscirne che trasformati nel nostro intimo e arricchiti spiritualmente.
Buon ascolto
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