Percorsi di ascolto – 5 – Heinrich Schütz: Feget den alten Sauerteig aus

Ritratto di Heinrich Schutz
Ritratto di Heinrich Schutz, Christoph Spätner, Public domain, via Wikimedia Commons

Heinrich Schütz (1585 – 1672) appartiene a quella generazione di musicisti e compositori che caratterizzeranno la musica tedesca sino alla metà del XVII secolo. Egli porta a perfezione di forma il concerto sacro e il mottetto su testi biblici, mediante un costante percorso stilistico che porta a compimento la transizione dallo stile rinascimentale al linguaggio barocco e in particolare allo sviluppo della musica strumentale.

Schütz incarna la figura di artista intellettuale che unisce genio, fascino e mestiere, cosciente della propria missione.

Feget den alten Sauerteig aus appartiene alla terza raccolta delle Symphonie Sacrae op. XII, pubblicate nel 1650 e dedicate a Giovanni Giorgio I di Sassonia, consistenti in una serie di 21 concerti sacri con organico variabile fino a 6 voci frequentemente unite a cori vocali e strumentali di complemento.

Essa è la settima della raccolta e prevede: coro a 4 voci, 2 violini, organo e violone. Il testo sacro, in lingua tedesca, è attinto dalla Prima Lettera ai Corinzi capitolo 5 versetti 7 e 8.
Eccolo, con traduzione a fianco

7 Feget den alten Sauerteig aus, auf dass ihr ein neuer Teig seid, wie ihr ungesäuert seid. Denn wir haben auch ein Osterlamm, Christus, für uns geopfert.

8 Darum lasset uns Ostern halten nicht im alten Sauerteig, auch nicht im Sauerteig der Bosheit und Schalkheit, sondern im Süßteig der Lauterkeit und der Wahrheit.

7 Purificatevi del vecchio lievito, per essere una nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata.

8 Celebriamo dunque la festa, non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e di malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità.

Il pregio artistico di questa raccolta consiste nell’aver portato a compimento un percorso compositivo che, partendo dal perfetto equilibrio tra voce e strumenti, sviluppa la struttura di partenza al punto da renderla monumentale, grazie all’intreccio fra le voci e gli strumenti che fungono da elemento coagulante della composizione; risulterà infatti evidente all’ascolto come i due violini hanno una funzione concertante, proponendo spesso un materiale indipendente a quello delle voci, alternato a episodi in cui invece dialogano strettamente con le 4 voci del coro.

La presente proposta di ascolto si apre con una Sinfonia strumentale, in cui i due violini propongono, in stile imitato, il tema con cui il coro farà il proprio ingresso al primo versetto «Feget den alten Sauerteig aus». Le 4 voci cantano il testo con grande dinamicità e slancio, imitandosi fra di loro. È evidente fin da questo esordio il nuovo stile compositivo che Schütz ebbe modo di conoscere e assimilare nei suoi soggiorni veneziani, in particolare quelli di Giovanni Gabrieli, suo maestro e precettore, e Claudio Monteverdi. È lo stesso Schütz ad affermare in proposito: «ho notato una maniera di comporre un poco variata. Abbandonati in parte gli antichi modi ecclesiastici, si sono cercati nuovi titillamenti per accarezzare le moderne orecchie».

Nel corso di tutto il brano saranno evidenti all’ascolto la grande vivacità ritmica, l’intreccio continuo fra le voci e fra le voci e i due violini. Solo prima dell’Alleluia conclusivo, musicato in pieno stile barocco con prolungati vocalizzi, vi è un episodio omoritmico, in cui le 4 voci sillabano insieme il testo, conferendo a questa sezione un nuovo carattere, sempre però con quello slancio melodico che ha percorso l’intera Sacra Sinfonia.

È stata un’esperienza molto coinvolgente per tutti i cantori: al centro i due violini, il violoncello e l’organo positivo; a sinistra di essi le due sezioni femminili e a destra quelle maschili, richiamando i cori battenti della polifonia veneziana molto in voga in San Marco.

L’esecuzione che proponiamo è quella realizzata dall’Accademia Corale di Lecco in occasione del tradizionale Concerto di San Nicolò nella omonima Basilica di Lecco il 6 dicembre 2003. È stata un’esperienza molto coinvolgente per tutti i cantori, che sono stati chiamati a cantare in una disposizione insolita ma ritenuta da me efficace per questo pezzo: al centro sono stati collocati i due violini, il violoncello e l’organo positivo; a sinistra di essi le due sezioni femminili e a destra quelle maschili, richiamando i cori battenti della polifonia veneziana molto in voga in San Marco.

Gli interpreti sono:
Antonio Mastalli e Chiara Del Turco — violini
Guido Parma — violoncello
Francesco Catena — organo
Accademia corale di Lecco
Antonio Scaioli — direttore

Buon ascolto!

 

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.